Articolo Cani Salute
La Leishmaniosi del cane freccemartedì 3 settembre 2013      


La Leishmaniosi rappresenta, oggi, uno dei principali pericoli per la salute dei nostri amici a quattro zampe, che possono ammalarsi a seguito di contagio in forma cutanea o in forma viscerale, con decorsi e sintomatologie ben diversi tra loro a seconda della localizzazione delle lesioni. Si tratta di una malattia parassitaria con un decorso clinico ad andamento cronico, per cui al momento non sono disponibili cure risolutive, che portino l’animale a totale guarigione, ma una diagnosi precoce consente, in ogni caso, di garantire una buona qualità di vita al nostro cane.

La Leishmaniosi, in Europa, viene veicolata da protozoi appartenenti alla specie Leishmania (Leishmania Infantum) e, dal momento che può colpire anche l’uomo, è soggetta a monitoraggio da parte del Sistema Sanitario Nazionale, che la include tra le zoonosi. Responsabili della sua trasmissione sono le femmine di un piccolo insetto ematofago, il flebotomo (nello specifico il Phlebotomus papatas, comunemente chiamato pappatacio), il quale, nutrendosi del sangue di mammiferi, veicola il microrganismo da un cane all’altro, propagando in tal modo l’infezione.

Il periodo di massima diffusione dei pappataci nel nostro Paese si ha tra maggio e ottobre, quando questi insetti sono particolarmente attivi, ecco perché proprio in questi mesi è maggiormente consigliata la profilassi. La Leishmania vive nelle cellule immunitarie del cane, al quale causa dei danni, in genere, non visibili nella prima fase di contatto, che può durare anche alcuni anni. Tuttavia, tali lesioni diventano irreversibili, poi, con il progredire del tempo, fino a poter determinare la morte dell’animale, se questo non viene curato in maniera adeguata. La diagnosi della Leishmaniosi viene fatta con un semplice analisi di laboratorio sul sangue del cane, che, generalmente, ogni ambulatorio veterinario effettua.

A volte si può procedere alla ricerca del microrganismo anche sull'urina, su prelievi citologici di tessuto linfonodale, splenico o midollare. La profilassi, invece, è resa possibile dall’uso regolare di antiparassitari topici, (generalmente si tratta di piretroidi, o naturali o sintetici), i quali, contenuti all’interno di collari, di fiale spot-on o di spray applicabili direttamente sulla cute, per lo più nella regione interscapolare del cane, tengono lontani i flebotomi, non consentendo così all’animale di entrare in contatto con il vettore primario. Una cura risolutiva della Leishmaniosi ad oggi ancora non esiste.

Dal 2011 è stato introdotto, anche in Italia, un vaccino specifico per la Leishmaniosi, a richiamo annuale, il quale viene fatto al cane solo dopo che il test, per valutare la presenza del parassita nel suo organismo, sia risultato negativo. Al momento non è, però, possibile dimostrare la sua totale efficacia, perché è da tropo poco tempo in commercio e, dunque, non esistono ancora dati definitivi sull’esito della sua somministrazione in animali trattati. Ecco perché la profilassi rappresenta ancora la via migliore di prevenzione per la tutela dei nostri amici a quattro zampe. ©  RIPRODUZIONE RISERVATA

Sabrina  Rosa - vedi tutti gli articoli di Sabrina  Rosa



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La Leishmaniosi, in Europa, viene veicolata da protozoi appartenenti alla specie Leishmania (Leishmania Infantum) e, dal momento che può colpire anche l’uomo, è soggetta a monitoraggio da parte del Sistema Sanitario Nazionale, che la include tra le zoonosi. Responsabili della sua trasmissione sono le femmine di un piccolo insetto ematofago, il flebotomo (nello specifico il Phlebotomus papatas, comunemente chiamato pappatacio), il quale, nutrendosi del sangue di mammiferi, veicola il microrganismo da un cane all’altro, propagando in tal modo l’infezione.

Il periodo di massima diffusione dei pappataci nel nostro Paese si ha tra maggio e ottobre, quando questi insetti sono particolarmente attivi, ecco perché proprio in questi mesi è maggiormente consigliata la profilassi. La Leishmania vive nelle cellule immunitarie del cane, al quale causa dei danni, in genere, non visibili nella prima fase di contatto, che può durare anche alcuni anni. Tuttavia, tali lesioni diventano irreversibili, poi, con il progredire del tempo, fino a poter determinare la morte dell’animale, se questo non viene curato in maniera adeguata. La diagnosi della Leishmaniosi viene fatta con un semplice analisi di laboratorio sul sangue del cane, che, generalmente, ogni ambulatorio veterinario effettua.

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Dal 2011 è stato introdotto, anche in Italia, un vaccino specifico per la Leishmaniosi, a richiamo annuale, il quale viene fatto al cane solo dopo che il test, per valutare la presenza del parassita nel suo organismo, sia risultato negativo. Al momento non è, però, possibile dimostrare la sua totale efficacia, perché è da tropo poco tempo in commercio e, dunque, non esistono ancora dati definitivi sull’esito della sua somministrazione in animali trattati. Ecco perché la profilassi rappresenta ancora la via migliore di prevenzione per la tutela dei nostri amici a quattro zampe. ©  RIPRODUZIONE RISERVATA

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